Salve carissimi amici e followers di latusanniae.com e bentornati nel nostro “Quartier Generale” virtuale.
Oggi ad accogliervi ci saranno i “Fiori d’Acciaio” di Latus Anniae, ovvero la componente femminile della nostra lista civica autonoma, con il loro primo articolo scritto a più mani.
E quale occasione migliore della Festa della Donna?Un 8 Marzo che, per le nostre iscritte, si preannuncia…d’acciaio!
Buona lettura!
L’unione tra donne dovrebbe essere fonte di azioni solidali, mentre spesso il primo detrattore della donna è proprio…un’altra donna.
Ecco, la parola “solidarietà” a volte diventa opaca e lascia spazio alla competitività negativa che si traduce spesso in voglia di rivalsa.
Troppo spesso la madre infierisce sulla donna senza figli, la donna sposata contesta le scelte di vita della single, la manager ironizza sulla casalinga e viceversa.
Connotando negativamente le altrui scelte di vita dimentichiamo di essere in fondo tutte uguali, con le nostre naturali particolarità e caratteristiche, dolori e risorse.
Questo è controproducente in un mondo che solo in epoche abbastanza recenti ha cominciato a rivalutare la figura della donna.
Mettiamo da parte la curiosità fine a se stessa e celebriamo questo 8 Marzo come un’occasione di cambiamento vero, partendo prima di tutto da come stiamo con noi stesse, tra di noi.
Ogni vita è diversa, certo, ma ci accomuna essere donne, non in contrapposizione agli uomini, ma loro compagne di viaggio da pari a pari.
Se vogliamo esserlo veramente cerchiamo noi donne di divenire le nostre prime alleate.
Quindi dovremmo essere tutte unite, sotto la stessa bandiera…e quale?
Quella del femminismo?
Un termine che definisce un concetto, un concetto troppo spesso travisato.
Che cos’è il femminismo?
Una persona femminista è una persona che crede nella parità sociale, politica ed economica tra i sessi e non è una persona che pensa che le donne siano migliori degli uomini, in quel caso si tratta di misandria.
Femminismo e maschilismo non sono le facce della stessa medaglia, infatti quest’ultimo è una forma di sessismo che tende a mettere gli uomini in una posizione privilegiata rispetto alle donne.
Nella nostra società il femminile viene percepito come inferiore, e per questo, se un uomo manifesta caratteristiche stereotipicamente femminili viene denigrato.
“Se vuoi stare con i tuoi figli invece che andare al lavoro sei un mammo, un donno”, e non semplicemente un PAPÀ.
Possiamo vedere quindi come il maschilismo sia tossico sia per le donne che per gli uomini.
Quando raggiungeremo la parità tra i sessi, attraverso il femminismo, ci sentiremo tutti più liberi di esprimere noi stessi.
Uno dei tasti dolenti l’abbiamo toccato nel paragrafo precedente, il mondo del lavoro.
Siamo nel 2020 ed ancora moltissime donne si trovano davanti a una scelta: diventare mamme e crescere i propri figli o lavorare?
È davvero impensabile che una donna, considerata alla pari dell’uomo, debba trovarsi davanti a questo bivio.
Magari chiudere tutto il suo bagaglio culturale, i suoi percorsi di studio e professionali in cantina perché consapevole del fatto che nessuno più le ridarà quel posto nella società che le spetta, per la “colpa” di essere diventata madre…
Il mondo che noi Donne vorremmo non è questo e per questo dobbiamo lottare, insieme, uomini e donne, madri e padri.
Noi donne vogliamo lavorare e vogliamo anche crescere i nostri figli, senza dover scegliere, noi possiamo farlo e ne abbiamo tutto il diritto. Perciò non dovremmo mai smettere di lottare e dire NO ai ricatti imposti dalle aziende, dire NO a coloro che ci fanno sentire inutili nella società perché non è così.
Una mamma è la stessa donna che era prima di diventarlo e lo può essere ancora, dare alle donne la possibilità di un part-time è ridare loro la stessa posizione nella società e renderle libere di essere la donna che hanno sempre voluto essere, autonome economicamente e produttive in società quanto in famiglia.
Insieme possiamo rendere tutto ciò possibile.
Ma nel lavoro come in politica, si sente ancora forte la disparità anche a causa di goffi tentativi come quello che stiamo per analizzare.
Negli ultimi anni si parla molto delle Quote Rosa, ma siamo davvero certi che sia questo
ciò che le donne desiderano?
Forse no.
Noi siamo meritevoli quanto lo possono essere gli uomini, e il fatto che un’azienda o un’assise della Pubblica Amministrazione, siano obbligate per Legge ad assegnarci tot posizioni, rischia di svilire la nostra nomina.
Quasi fossimo una categoria a parte, che senza una Legge a tutela non potrebbe accedere a certe cariche.
Il fatto stesso che esista una Legge che imponga una “quota rosa” può essere interpretato come lo specchio di una società che al momento è ancora molto maschilista: il nostro sogno è una società in cui la carriera venga valutata solo in base al merito, alle competenze e l’impegno, non su una norma che imponga la nostra presenza.
E concludiamo proprio toccando l’ultimo argomento nominato in precedenza, poiché chi può davvero avviare il cambiamento, non lo fa.Otto Marzo sì, tante parole e passi indietro.
Si “festeggia” la donna quando, in concreto, la situazione non sembra cambiare, e non mi riferisco alle tematiche angoscianti che in quest’occasione vengono ricordate, ma al costo di essere donna nella vita di tutti i giorni.
Ma c’è qualche speranza: questo febbraio in Scozia, il Parlamento ha approvato la Legge in base alla quale sono resi gratis gli assorbenti.
Quando ci sarà un passo di civiltà nel nostro paese?
Chiariamoci: non si tratta di un bene di lusso (già perché l’IVA è al 22%, mentre per i tartufi è al 10%), non si tratta di una scelta, ma di una condizione che non fa discriminanti per alcuna.
È ora di pretendere un diritto che non ci deve essere riconosciuto, ma garantito, per avere una vita dignitosa.
Non ci servono le mimose, ci serve una legislazione, subito.
Per questa problematica e per invertire la tendenza la quale da sempre vede la donna come un oggetto, come una proprietà, come una vittima sacrificale sull’altare di una Giustizia che non difende preventivamente, al massimo vendica le Martiri.
Articolo a cura del gruppo “Fiori d’Acciaio”, la componente femminile della lista civica autonoma “Latus Anniae”.
– Silvia Maria De Luca
– Elisabetta Perrotta
– Margherita Plotti
– Ilaria Sterlicchio
– Marina Loli
– Maria Pernice