23 Novembre 2024

La cultura della violenza

Cari concittadini e lettori di latusanniae.com, vi chiedo scusa se sarò prolisso ma l’argomento è importante e vi chiedo di dedicargli cinque minuti, non di più.

25 Novembre 2018, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Un tema purtroppo attuale, sinceramente non mi capacito del perché la razza umana necessiti ancora di campagne simili…è aberrante, avvilente rendersi conto che ancora oggi ci troviamo di fronte ad ogni tipo di vessazione contro le donne, non ha senso.

E non stiamo parlando di Paesi del Terzo Mondo, dove queste tematiche sociali potranno essere affrontate tra qualche decennio se va bene, ma del nostro “evoluto” e “civilissimo” cortile di casa, dove il “delitto d’onore” (o “delitto contro l’onore”) è stato abolito soltanto il 10 Agosto 1981.
Rendiamocene conto.

Ogni giorno un bollettino di guerra al femminile e la trama si somiglia quasi sempre.
Amore morboso che diventa possesso, la non-accettazione di una rottura, il controllo esercitato su contatti con l’esterno ed il boicottaggio dell’indipendenza economica, tutto questo succede sotto i nostri occhi, quotidianamente, ma spesso non ce ne accorgiamo.

Perché?
Perché è parte del nostro retaggio, parole come “cultura” e “tradizione” alle volte nascondono dei tranelli, dei meccanismi difficili da estirpare dalle nostre menti.
Esempi validi possono essere uditi quando una coppia attende l’arrivo della cicogna…augurate “figli sani” o “figli maschi”?
Io di solito li auguro sani, a me è stato augurato maschio fino al momento in cui non ho conosciuto il suo genere e, se fosse nata femmina, sarei scoppiato di gioia ugualmente.
È mio figlio, è mia figlia, che differenza fa?

Un’altra frase infelice, spacciata ingenuamente per “battuta”, riguarda la paternità del bimbo (sia in gravidanza che una volta nato)…“ma sei sicuro sia tuo, ahahahahah?”.
Cosa ridi?
Ma cosa ridi che stai dando dell’adultera a mia moglie, del cornuto a me e del bastardo a mio figlio, ma cosa ridi svantaggiato mentale?

Altri esempi provengono da quel mondo tanto necessario quanto degradante che è diventato il lavoro ai giorni nostri.
Conosco ragazze alle quali, al colloquio di lavoro presso alcuni bar, è stato detto “no jeans, solo minigonne e dì al tuo moroso di non farsi vedere al banco”.
Praticamente un imprenditore che ragiona da pappone…ma vendi caffè o la parvenza di un potenziale sesso occasionale con la tua dipendente?

Conosco personalmente anche giovani donne iper-competenti alle quali è stata chiusa una porta in faccia soltanto perché al colloquio conoscitivo non hanno escluso l’ipotesi di diventare madri.
Stesso trattamento per altre donne le quali gravidanze sono state apostrofate come “danni” per l’azienda.
Chiuda l’azienda, se è a questi infami che dovrei pagare della merce od un servizio, preferisco portare il mio denaro altrove.

Non parliamo degli stipendi poi, dove la disparità salariale tra uomo e donna si aggira in Italia attorno al 23% annuo, a parità di mansioni, competenze e responsabilità.
Potremmo andare avanti con gli esempi…

Quando un uomo vi taglia la strada, come lo insultate?
E quando lo fa una donna, vi escono di bocca le stesse offese o cambiano assumendo connotati sessuali?
E quando vi ferma una Vigilessa od una Carabiniera per un controllo, siete sicuri di sentire lo stesso timore reverenziale che nutrite di fronte ad un suo collega uomo?

La politica?
Altro campo minato.
Le “quote rosa” sono praticamente dei contentini, come anche le proporzioni legate alla differenza di genere, delle quali bisogna tener conto quando si compone una lista (civica o partito) da presentare alle elezioni, stessa problematica che poi il Sindaco si trova a dover affrontare al momento della scelta degli Assessori.

Quindi la donna va scelta in quanto tale, va candidata in quanto tale e non per le sue qualità umane e personali, per le competenze e la voglia di mettersi in gioco?Io fossi una donna mi rifiuterei di ottenere un incarico in base ai miei genitali, è una Legge iniqua, sessista e svilente per il genere femminile.

E poi ci sono loro, “le femmine di una volta”, quelle che dicono di saper stare al loro posto, quelle del “se l’è cercata” per chi viene stuprata se passeggiava la sera o rapita se prestava volontariato “a casa loro” come piace tanto a qualche sciacallo politico.

Questa nutrita truppa di troglodite affianca una marea di “uomini” rimasti al 1300 d.C. ed a mio modesto parere sono le prime nemiche delle donne.
Sono quelle che non si interessano di politica, “voto ciò che dice mio marito, io non ne capisco nulla” (sentito anche in zona molte volte e, rabbrividite, anche da under-40), sono quelle che criticano ed isolano le coetanee, sono quelle che etichettano ed usano lingua e falsità come armi per demolire.

Tutto questo condito da uomini violentipossessivi, ignoranti e privi di senno, i quali non si rendono conto che ad una donna devono tutto, devono la vita stessa.
Magari ad una madre che, complice il culto del “figlio maschio”, per troppo amore ha abituato il suo pargoletto a farsi servire e riverire anche una volta cresciuto, sperando che trovi un’altra schiava da mettere sotto con i piedi.

Come vedete si torna sempre là, è una sorta di “cultura della violenza” dove si sa fin dall’inizio chi siano i vari predatori e quale la preda.
Una preda che per paura non denuncia, per amore perdona, per i figli sopporta.
A costo della sua stessa vita, spezzata da chi le aveva regalato fiori e gioielli, una vita raccontata tramite delle foto su Facebook che nascondono la realtà del rapporto, un’esistenza strappata a metà tra le mura domestiche, laddove dovremmo sentirci più al sicuro, dove ci dovrebbe essere chi si protegge a vicenda.

Anche l’anno prossimo ci ritroveremo qui a parlare di quanto sarà demoralizzante trattare sempre gli stessi temi, ma visto che basta una parola per fare del male o del bene, io non mi arrenderò e continuerò a scegliere la seconda opzione, a diffondere “l’antidoto” per questo veleno sociale, perché di cultura si tratta, è alla base di tutto.

Zittite gli ignoranti, censurate gli ignavi, che non abbiano possibilità di esprimersi coloro i quali berciano immondizia medievale.
Urlate più di loro, alzate la voce perché questa è una guerra che non va persa, non indietreggiate di un passo, siate più forti di loro.

Gianluca Galasso

Ruolo: CAPOGRUPPO CONSILIARE DI LATUS ANNIAE
Cresciuto a pane e politica nel nucleo famigliare di origine, fin da giovane mi sono impegnato nel sociale elargendo parte del mio tempo libero al volontariato ed a iniziative benefiche. Cinque anni in un gruppo privato di Protezione Civile, dodici mesi in Aeronautica Militare, svariati mestieri ed esperienze personali, fanno di me l'uomo che sono oggi. Ottengo a Maggio 2003 il Diploma in Vigilanza armata, qualifica professionale rilasciata dal Ministero della Difesa. Orgogliosamente operaio e ghostwriter, marito e padre di famiglia, fondo Latus Anniae a fine Marzo 2016 e tuttora la coordino, con l'intento di garantire il mio apporto civico e sociale alla comunità della quale faccio parte e che amo, tramite un gruppo apartitico e totalmente autofinanziato, composto da persone corrette e competenti delle quali vado fiero. Candidato Sindaco nel 2021, dopo aver ottenuto il 7,56% delle preferenze sono diventato il Capogruppo consiliare di Latus Anniae in minoranza, ruolo al quale si aggiungono le nomine in Commissione Statuto e nella Commissione Elettorale del Comune di Latisana. Nel 2023 partecipo alle Elezioni Regionali in FVG come candidato nella circoscrizione di Udine nella lista di riferimento del candidato Presidente Massimo Moretuzzo, ovvero "Patto per l'Autonomia - Civica FVG".

View all posts by Gianluca Galasso →