Carissimi concittadini e followers di latusanniae.com è un piacere ritrovarvi!
Oggi vi proponiamo una nuova intervista, facente parte della sezione “Storie di vita” dedicata ai percorsi che alcuni dei nostri compaesani hanno intrapreso anni fa, i quali hanno sviluppato la propria esistenza altrove ma lasciando sempre il cuore qui.
È il turno di Luca Piccotto, Paludese D.O.C. al quale abbiamo rivolto alcune domande e gentilmente si è prestato all’intervista e quindi cogliamo l’occasione per ringraziarlo.
Cominciamo, buona lettura!
G: Luca, che piacere ritrovarti dopo così tanti anni…ne è passato di tempo da quando abbiamo frequentato assieme le Elementari di Paludo!
L: Esattamente Gianluca, decenni…vengono i brividi a guardarsi indietro e contare tutti i chilometri fatti…
G: È proprio della strada che ci siamo lasciati alle spalle che vogliamo parlare.
Raccontaci un po’ cos’è accaduto dopo la fine delle Scuole Medie…
L: Presto detto.
La mia formazione teorica e pratica proviene dal Centro Turistico-Alberghiero IAL di Aviano, istituto al quale devo tutto poiché è grazie a quel trampolino che ho potuto vivere esperienze professionali di altissimo rango, quali ad esempio un’esperienza lavorativa presso il rinomato Hotel Bauer Palazzo a cinque stelle lusso di Venezia, il Ristorante Café Veneto ed il Cafè De Pari in viale Venezia a Roma.
G: Esperienze di classe purissima…
L: Esatto, sono onorato di aver potuto prestare servizio in contesti simili.
Anche perché da lì ho ricevuto un’importante proposta di lavoro, anche se solo stagionale, a Bibione in occasione dell’apertura dell’Hotel Bellevue al quale sono riuscito assieme ad uno staff fantastico, a far ottenere la quarta stella per l’anno successivo.
Un successo enorme, mi ha davvero reso orgoglioso del nostro operato…
G: Alto livello, stelle conquistate, soddisfazioni…e poi?
L: E poi l’esperienza al Ristorante Al Diaul di Rivignano, conosciuto in tutta la Regione per la qualità della proposta culinaria, ma ti sorprenderò dicendoti che la parte del percorso più formativa da un punto di vista professionale e soprattutto umano, l’ho vissuta presso l’Osteria l’Aghesante.
Una scuola di vita, porto ancora dentro quanto appreso lì, poiché gli insegnamenti della Famiglia Odorico mi hanno permesso di compiere la scalata ed arrivare in Norvegia con la mentalità e le conoscenze giuste.
Quindici anni con loro, è una famiglia per me, li porterò per sempre nel cuore.
G: Ecco, arriviamo al salto più importante e soprattutto…”strano”.
In Norvegia, luogo tutt’altro che scontato…come ci sei arrivato?
L: Tramite un amico Norvegese che ho ospitato durante i mesi estivi a casa mia, essendo lui innamorato della nostra zona ho avuto piacere nel dargli un punto di appoggio per trascorrere le vacanze nella nostra terra meravigliosa.
Mi propose un’opportunità di lavoro, intrigante, con basi solide ed in un Paese dal futuro quasi garantito.
Non me la sono sentita di rifiutare, ho pensato fosse il caso di tentare l’esperienza all’Estero come tanti altri ragazzi Paludesi della nostra generazione.
G: Verissimo, Paludo ha esportato molti nostri coetanei e tutti si sono distinti e fatti apprezzare ovunque siano andati, dall’Australia al Canada, dalla Costa Rica a New York.
Quindi armi e bagagli e via verso i fiordi?
L: Esattamente, sono andato in Norvegia da solo per il colloquio e la prova pratica di lavoro, il tutto concentrato nella stessa giornata.
Mi hanno assunto immediatamente, seduta stante e tuttora provo le sensazioni di benessere percepite allora.
Mi sono sentito subito integrato, apprezzato, ammetto anche per il mio essere Italiano, quassù ci apprezzano parecchio specialmente nel settore della ristorazione, alberghiero e servizi alla persona.
G: Comincia quindi la tua vita in Norvegia…
L: Ho portato la mia famiglia, ovviamente non avrei mai potuto vivere senza di loro qui.
All’inizio ovviamente abbiamo comunicato in Inglese, qui lo parlano tutti.
Mia moglie ha imparato sufficientemente bene la lingua, lavora ed è integrata al 100%.
Mio figlio, neanche parlarne…ora ha sette anni, immaginatevi la facilità con la quale sia riuscito ad inserirsi, come tutti i bambini i quali sanno andare oltre alle malizie degli adulti e vivono ogni situazione con la semplicità e la purezza che noi abbiamo smarrito.
Parla Norvegese, gioca, va a scuola, è Norvegese.
G: Una storia di integrazione da prendere a modello, servirebbe questo tipo di apertura mentale anche qui.
Quali mansioni rivestivi?
L: Inizialmente, per il primo anno, ho lavorato come cameriere e devo dire che ripartire con la gavetta è stato utile.
Successivamente ho voluto salire il primo scalino perché le spese sono parecchie e nonostante lo stipendio fosse cospicuo, puntavo a qualcosa in più anche se da solo comunque riuscivo a sopperire ai costi della vita in Norvegia senza che mia moglie lavorasse.
Ed ecco il primo step: i titolari mi propongono di diventare responsabile di sala, quindi con un nuovo contratto ed un adeguamento salariale rispetto al ruolo.
Occasione colta al volo.
G:Oltre allo stipendio, da quel momento cosa davvero è cambiato?
L: La mentalità, la voglia di mettersi in gioco e salire, non mollare, anzi metterci l’anima per scalare.
È stata un’esperienza estremamente formativa da un punto di vista professionale, ho visto sotto una luce nuova molte situazioni che prima percepivo diversamente.
Da lì il passo è stato breve per arrivare ad un terzo contratto, una nuova e prestigiosa proposta: il ruolo di “Restaurant Skjef”, ovvero il Direttore del ristorante.
G: Responsabilità nuove, avrai temuto di non essere all’altezza…
L: Certo, l’ansia non mancava, si trattava di un ruolo totalmente nuovo per me, immaginati le responsabilità di cucina e sala, quattordici dipendenti sul groppone, gli ordini, il fatturato, la cura della clientela, diventi mediatore e psicologo, capo e padre, diventi il punto di riferimento per tutti i tuoi collaboratori…
G: Ne so qualcosa…
Insomma puoi dirti “arrivato”?
L: Ancora no, ricordi la mia voglia di scalare?
Gennaio 2019, l’ennesima svolta, la più importante: i miei titolari mi propongono di entrare in società ed ovviamente accetto, nell’ottica che da lì ad un anno avremmo aperto un nuovo ristorante (lo “Jams Metro Lorenskog”), un altro di sushi take-away in un centro commerciale della zona ed un ulteriore locale in centro ad Oslo.
Per non parlare della discoteca del primo locale, la quale ogni Sabato sera registra dai 300 ai 400 accessi e da sei anni funziona alla grande, grazie ai tanti eventi organizzati!
G: Tanto lavoro, tanti sacrifici ma alla fine anche tantissima soddisfazione!
Non voglio spezzare l’incantesimo ma, in tutto questo successo, non ti manca casa?
L: Certo, tantissimo.
Sono Friulano ed amo immensamente il Friuli, le sagre, il buon vino in compagnia, il nostro cibo, le tradizioni ed ovviamente le persone care ma sono fortunato perché ogni anno posso tornare in zona e riprendere a piene mani tutto questo, specialmente durante le ferie di Agosto che non trascorrerei mai altrove, solo a Paludo, a casa.
G: Tornerai mai in pianta stabile?
L: Ci conto, è nei progetti futuri anche se ora la società è in forte espansione e vive un periodo d’oro che voglio prosegua il più possibile, mi impegno al massimo affinché questa realtà duri nel tempo.
Ma un domani sì, tornerò eccome, così da poter contribuire allo sviluppo di tanti progetti relativi al mio settore proprio laggiù da voi, nella nostra terra, dove voglio portare tutte le esperienze accumulate qui.
Mai avrei detto di godermi così tanto il Friuli e di riuscire ad apprezzarlo così tanto, solo dopo essermene andato, una volta reso conto di quanto vale e di cosa mi sono lasciato alle spalle…
G: Nostalgia canaglia…ma presto sento che ti rivedremo, magari per gustare assieme un’ottima birra Basei!
L: È una promessa, Basei per tutti e viva il Friuli!
Grazie mille per lo spazio concessomi, spero un giorno di potervi aggiornare sulla mia vita in una nuova intervista e vi auguro buon lavoro, mandi!
G: Mandi Luca, grazie a te per la disponibilità, a presto e salutaci la Norvegia!