Carissimi concittadini e followers di latusanniae.com, torna oggi la rubrica dedicata all’emergenza Covid-19 vissuta dai nostri contatti, compaesani e non, emigrati all’Estero.
Stavolta è il turno di una carissima amica di Latus Anniae, Alice Palma, la quale gira il globo da molti anni e, negli ultimi quattro, ha deciso di mettere radici in Costa Rica.
Andiamo quindi a scoprire cosa succede in uno dei Paesi più belli e pacifici del Mondo…buona lettura!
“Vivo in questo Paese del Centro America da ormai quattro anni e mezzo, il posto che ormai definisco casa e dove ho deciso di rimanere.
Il luogo che mi ha donato nuovi occhi attraverso i quali vedere la vita in maniera differente grazie alla sua cultura, alla sua gente e a tutte le persone che hanno incrociato il mio percorso qui negli ultimi anni.
Orgogliosa di vivere in quello che è stato definito uno dei migliori Paesi al Mondo per come ha affrontato questa pandemia globale, vi racconterò come stiamo vivendo questo momento storico e come il Governo abbia agito in questa circostanza.
Il 6 Marzo scorso, il Ministro della Salute annuncia l’esistenza del primo caso positivo di Covid-19 in Costa Rica, Paese del Centro America del quale la popolazione si aggira sui attorno ai cinque Milioni di abitanti.
Si tratta di una donna statunitense, asintomatica, entrata nel Paese assieme al marito il cinque giorni prima.
Il giorno successivo, risulta positivo anche un Medico della Provincia di Alajuela, rientrato in Costa Rica da Panama il 22 Febbraio ed il quale aveva presentato i primi sintomi una settimana dopo.
Ovviamente in quel lasso di tempo, dal suo arrivo alla comparsa dei primi sintomi, aveva già contagiato familiari, pazienti e colleghi di lavoro.
Da subito il Governo incita la popolazione alle misure cautelative che già tutti conosciamo: il lavaggio frequente delle mani, seguire il protocollo nel tossire e starnutire, non toccarsi il viso senza aver precedentemente sanificato le mani e l’evitare gli assembramenti.
Personalmente ho notato fin da subito una gran presa di coscienza della situazione anche da parte della popolazione e un’efficiente organizzazione in generale, come ad esempio si evince dall’installazione di rubinetti al di fuori di molte attività commerciali, per permettere alle persone di lavarsi le mani al loro ingresso, la disinfezione delle infrastrutture nelle città, la distanza di sicurezza tra le persone, e la comparsa di dispenser con soluzioni idroalcoliche in moltissimi luoghi pubblici.
Piccola nota a proposito, la fabbrica nazionale di liquori ha prodotto alcol da distribuire in tutto il Paese poiché era terminato dato l’alto consumo, proprio come ha fatto la Ramazzotti in Italia.
Il 16 Marzo, con la presenza di quarantuno casi in tutto il Paese, il Governo annuncia lo stato di emergenza nazionale sospendendo le lezioni in tutti i centri educativi ed annuncia che tutte le frontiere aeree, marittime e terrestri saranno chiuse dal 18 Marzo e che solamente i cittadini e residenti costarricensi avranno la possibilità di rientrare nel Paese.
Nel giorno della “cerniera” verso l’Estero, viene annunciata la prima morte per Covid-19.
Si tratta di un uomo di 87 anni che presentava problemi di salute piuttosto gravi.
Dopo pochi giorni viene annunciata la chiusura di tutte le spiagge del Paese, come anche delle chiese e dei templi, delle palestre, la sospensione dell’attività sportiva a tutti i livelli ed una restrizione veicolare che si sarebbe protratta fino ad oggi con diverse modifiche. Limitazioni che, se non rispettate, saranno punite con multe piuttosto salate.
Dal punto di vista economico il Governo ha fornito un’assistenza economica alla popolazione depositando un buono della somma non molto elevata ma che possa comunque garantire la sopravvivenza.
Il 23 Aprile viene annunciato che, per l’alta richiesta di kits di tests per coronavirus, la Caja Costarricense del Seguro Social (l’INPS locale) con la cooperazione di laboratori, avrebbe iniziato a produrre dei test propri per la popolazione.
Ad oggi si registrano 897 casi in tutto il Paese, 10 decessi, 13 persone ospedalizzate di cui solo 5 in terapia intensiva (dato del 21 Maggio 2020, ndr).
Le spiagge sono state riaperte ma solamente dalle 5 alle 8 del mattino (qui siamo tutti molto mattinieri), i ristoranti, le attività commerciali varie e alcuni parchi nazionali hanno riaperto ma, questi ultimi, permettendo solamente il 50% dell’occupazione.
Le frontiere rimangono chiuse per ora e non si sa fino a quando, dato il forte rischio che si possa ripresentare un’ondata di contagi soprattutto da parte dei vicini cittadini nicaraguensi che entrano regolarmente nel nostro Paese, i quali purtroppo non hanno ricevuto alcuna direttiva da parte del loro Governo e dove il tasso di contagiati è piuttosto elevato.
Il settore che desta maggior preoccupazione è ovviamente quello turistico, dal momento che è la fonte maggiore di introiti del Paese.
Il Governo sta cercando di promuovere il più possibile il turismo, visti i numeri confortanti riguardo contagiati totali, decessi e guariti e, non da meno, la gestione ottimale dell’emergenza da parte delle istituzioni.
Le più importanti agenzie di viaggi del Paese si sono adoperate fin da subito per sostenere il turismo in Costa Rica cercando di trasmettere un messaggio molto importante soprattutto a quelle persone che già avevano programmato e pagato il viaggio e che si può riassumere nello slogan: “Don’t cancel, postpone.”
Cosa ha permesso a questo piccolo Paese di arrivare a tale successo nell’affrontare questa situazione drammatica?
Primo tra tutti un sistema di sanità universale.
Quasi tutta la popolazione può accedere a cure e trattamenti e il Paese ha sempre investito più del 6% del suo PIL nella salute.
Non a caso è nata anche un’iniziativa dell’Università del Costa Rica la quale ha avviato la preparazione di un trattamento per il virus partendo dal sangue di pazienti guariti dal Covid-19.
Secondo dettaglio: la popolazione del Costa Rica è piuttosto contenuta e l’attenzione preventiva è stata la chiave per la battaglia contro il virus.
Piccole cliniche presenti in tutto il territorio nazionale hanno operato in prima linea assistendo i pazienti e questo ha permesso che il Sistema Sanitario non collassasse.
Terzo: l’intensa campagna attuata dal Governo per il lavaggio frequente delle mani e tutte le misure cautelative da seguire.
Quarto (e per me il punto più importante): la forte educazione di questo popolo ed il gran rispetto delle regole imposte.
Vi posso garantire che da quando il turismo si è bloccato e le varie attività della zona costiera hanno chiuso, le persone hanno reagito mettendosi in quarantena e cercando di rimanere isolati il più possibile pur non avendo l’obbligo di rimanere chiusi in casa.
Notate qualche differenza con l’Italia?
La nostra fortuna è che nonostante tutto ci è sempre stato possibile uscire per fare una passeggiata, andare in bicicletta e stare all’aria aperta ma sempre nel rispetto delle regole principali.
La Polizia è stata molto attiva in questo periodo, garantendo un efficiente controllo h24 e prendendo provvedimenti in quei sporadici casi di disobbedienza.
Ciò che trovo meraviglioso e che ho potuto ri-constatare anche in questa situazione è la forte solidarietà tra le persone e il vedere come sia ancora molto presente il valore di collaborazione nelle piccole comunità, da parte di associazioni, di privati o anche solamente tra vicini di casa.
E spesso le persone che donano sono quelle che non possiedono molto ma che comunque dimostrano quanto siano importanti l’aiuto ed il sostegno reciproco, non importa che si tratti solo di un piatto di fagioli, il gesto vale comunque più di qualsiasi altra cosa.
In attesa di riaprire le porte ai turisti che desiderano visitare questo Paese splendido, viviamo come si fa qui alla giornata cercando di goderci quello che abbiamo oggi, perché alla fine dei conti non possiamo avere il controllo della situazione e cerchiamo di mantenere sempre quella positività che contraddistingue questa cultura e che tanto mi ha insegnato.
Che il mio caloroso abbraccio arrivi a tutti voi e…PURA VIDA!”
– Alice Palma