Carissimi concittadini e followers di latusanniae.com è un piacere ritrovarvi anche oggi!
Eccoci alla terza puntata della nuova rubrica dedicata alle testimonianze dell’Estero in tempi di quarantena.Non potevamo esimerci ovviamente dal farci raccontare da un nostro connazionale nell’italianissima Londra, la propria esperienza diretta e per questo motivo abbiamo contattato Luca Buffon, emigrato una manciata di anni fa in Inghilterra, il quale si è reso immediatamente e molto gentilmente disponibile.Andiamo quindi senza ulteriori indugi, a scoprire ciò che ci vuole raccontare “Luca from London”, buona lettura!
“Partiamo dall’inizio, quando il caso è scoppiato.
Qui onestamente il problema non si è percepito da subito, ma solo quando il virus ha cominciato a propagarsi nel Paese.
Essendo uno degli Stati Europei con maggior traffico di persone, l’arrivo del virus era imminente e così è stato.
Al primo impatto né la gente né il Governo davano molto peso alla faccenda, visto che i numeri, non ancora completi o aggiornati, non permettevano di percepire ancora il pericolo, era soltanto un tema buono per parlarne al bar, per intenderci.
Pian piano i numeri invece hanno subito un’impennata, la gente ha iniziato un po’ a preoccuparsi ma non in modo eccessivo, senza panico. Ricorderete poi, il maldestro primo intervento del Premier Boris Johnson, espresso male da lui ma interpretato ancora peggio dalla popolazione, non solo Inglese, la quale si è infastidita parecchio…ed ammetto di esserci cascato anch’io.
Inizia quindi a montare la paura verso questo virus.
Alcuni negozianti iniziano a chiudere di propria iniziativa per qualche giorno convinti di riaprire di lì a poco, ma questo è quanto loro credevano.
Finalmente o no (dipende dai punti di vista), arriva la decisione del Governo di chiudere tutte, per modo di dire, le attività produttive non ritenute di prima necessità.
Ovviamente anche in Inghilterra c’è molta confusione in questo campo, non si capisce bene chi debba chiudere e chi no, ma alla fine è arrivata una delle batoste peggiori per molte persone: la chiusura dei pub.
Quasi tutti pensano che siano solo dei semplici locali dove la gente va a sbronzarsi, ma qui non sono percepiti e vissuti così, anzi sono dei veri e propri luoghi di aggregazione sociale, ed è per questo motivo che non si è potuto fare altrimenti che chiuderli.
A ruota, hanno abbassato le serrande anche ristoranti, negozi di abbigliamento “and so on”.
Siamo in lockdown!
Siamo rinchiusi in casa?
No, siamo liberi di uscire per una camminata, una corsetta a piedi o in bici, con determinate precauzioni ovviamente.
Siamo liberi di andare a fare la spesa senza autocertificazioni, siamo liberi di usare i mezzi pubblici, anche se sconsigliato a meno che non sia per necessità lavorativa o per assenza di una rete sociale.
Ad esempio un anziano che, per assenza di aiuti o per non disturbare qualcuno, si trovi a doversi arrangiare, è comprensibile che debba usare i mezzi pubblici per le commissioni (spesa alimentare, farmacia ecc.).
Purtroppo come ad ogni latitudine, anche qui ci sono le pecore nere che non si interessano minimamente di quanto il Governo chiede, con la differenza che questi fenomeni non rischiano alcuna sanzione.
Al massimo, se le Forze dell’Ordine trovano un gruppetto di persone assembrate, lo lasciano lì nella speranza che nessuno dei presenti si ammali e non vada ad intasare ulteriormente il Sistema Sanitario.
Purtroppo, e sottolineo purtroppo, non ho sentito di alcuna multa per questo tipo di atteggiamento, o per chi si muove da casa senza un valido motivo.
Al contrario posso raccontarvi la testimonianza diretta di una cara amica, alla quale non è stato permesso di sedersi su una panchina all’interno di un parco, anche se è possibile camminarvi, almeno nelle aree verdi lasciate aperte ed accessibili.
Non è consentito sostare sulle panchine o nel prato, questo appunto per evitare che la gente crei assembramenti tanto inutili quanto potenzialmente dannosi.
Capisco che per molti, specialmente per chi vive in un palazzo senza nemmeno una terrazza, questo periodo possa risultare soffocante, ma non ci viene chiesta la Luna, è un sacrificio da poco e che non durerà per anni.
Detto ciò, dal mio punto di vista la questione è stata gestita molto bene, non possiamo recriminare nulla su quanto il Governo abbia fatto per il Paese.
Posso capire che restare a casa a lungo crei fastidi ed ansie nelle persone, specialmente in un posto come questo, dove non ci si ferma mai.
Ma ciò che ci viene chiesto è utile a saltar fuori da questa situazione il prima possibile.
Nel mondo del lavoro la situazione è un po ambigua.
Molte sono le persone rimaste “a piedi”, parecchie hanno continuato a lavorare da casa grazie allo smart working, molti, proprio come me, fortunatamente non hanno perso il lavoro e ricevono lo stipendio all’80%.
La riapertura al momento non ha una data certa, stiamo aspettando ulteriori notizie da parte del Governo, man mano che evolve la situazione.
Tutto sommato questo periodo di semi-chiusura ha giovato a chi ha saputo cogliere l’occasione per imparare ad apprezzare la famiglia, il tempo con le persone amate, il valore dell’amicizia ora “congelata” e possibile soltanto tramite un pc, chi insomma sa apprezzare le piccole grandi cose della vita.
Altri invece, tra diffusori di fake news, sceriffi improvvisati e criticoni, hanno mostrato il peggio di sé, andando a formare l’Esercito degli Insopportabili.
Ma tutto il Mondo è paese, sarà così un po’ ovunque immagino…Un saluto caloroso da Londra, alla prossima!”
– Luca Buffon, da Latisanotta a Londra sempre col sorriso stampato in faccia.