Carissimi concittadini e followers di latusanniae.com è un piacere ritrovarvi nel nostro “covo virtuale”.
Oggi, senza la presunzione di avere la cura per ogni malattia, desidero condividere con voi una mia riflessione relativa al ritorno di alunni ed allievi nelle classi a Settembre.
Perché prima o poi dovrà accadere, e ci troveremo a dover affrontare problemi vecchi e nuovi…ma se due problemi, assieme, trovassero un’unica soluzione?
Alla fine dei conti, è proprio a scuola che impariamo che “meno per meno dà più”.
Buona lettura!
Come ben sappiamo, al momento non è possibile richiamare gli allievi nei rispettivi istituti di ogni ordine e grado di istruzione, al fine di evitare assembramenti e relativi rischi di contagio.
L’emergenza sanitaria è ancora lontana dal dirsi alle spalle ed ogni passo verso la normalità, se non normato e vissuto con le adeguate accortezze, può catapultarci indietro in una nuova spirale di restrizioni.
Il Covid-19 rappresenta una delle peggiori catastrofi, anche da un punto di vista sociale ed economico, della storia moderna, ma anche un possibile punto di svolta e di insegnamento, utile a farci cambiare abitudini malsane e risolvere problemi divenuti cronici nel nostro Paese.
A Settembre, quando presumibilmente il sistema scolastico tornerà alla normalità, si troverà di fronte a due gravi problematiche.
La prima relativa ad una possibile recrudescenza del virus e, di conseguenza, alla necessità di impedire nuovamente gli assembramenti nelle classi.
La seconda, invece, riguarda l’ormai atavica precarietà di migliaia di docenti.
La Ministra Azzolina ha proposto una soluzione che, a mio modesto parere, ricorda la tipica “toppa peggiore del buco”: metà allievi collegati da casa, metà presenti in classe.
Ovvero, come far impazzire gli insegnanti, i quali non sarebbero in grado di dedicarsi efficacemente né ad una metà, né all’altra della classe, specialmente a quella comodamente seduta in pigiama davanti al computer, la quale non essendo nella “struttura-scuola” non ne percepisce l’importanza, alzandosi per andare in bagno o ad aprire il frigo, mentre magari il fratellino minore strilla ed un genitore passa l’aspirapolvere.
Invece di due problemi, proporrei una soluzione: visto che si parla di mille-mila-miliardi di Euro, grandi manovre e pioggia di sostegni economici, per quale motivo non assumere in pianta stabile i docenti precari, pompando forze fresche nei vari istituti e permettendosi così di dividere le classi che, da troppi anni, sembrano diventate delle piccionaie?
Ne gioverebbe, a mio modesto parere, tanto l’apprendimento del gruppo quanto del singolo allievo, poiché una classe più contenuta darebbe modo al corpo docente di prendersene cura ed accompagnarla al meglio nel percorso formativo, con un occhio rivolto alle distanze di sicurezza ed una mano finalmente benevola nei confronti di tanti insegnanti che da molti anni attendono garanzie ed un contratto stabile.