Salve carissimi concittadini e followers di latusanniae.com, sono lieto di presentarvi oggi un mio nuovo articolo.
Partiamo da un dato: solo il 10% delle strade Italiane è in mano “privata”, il restante 90% è direttamente gestito dagli Enti Statali (Comunali/Provinciali/Regionali).
Se dovessimo paragonare casi di crolli, malfunzionamenti, e una mancata manutenzione generale delle nostre strade notiamo che la bilancia pende di gran lunga verso la gestione della mano pubblica.
(Ovviamente viene preso di riferimento il rapporto 1:9 delle percentuali sopra citate).
Chi oggi si sveglia e pensa di statalizzare le autostrade, vuol dire che non ha la minima idea di quanto possa essere complicata un simile gestione, se applicata con gli strumenti della macchina statale.
Se davvero si vogliono migliorare le voci relative agli investimenti ed alla qualità dei servizi e, al contempo, ridurre le tariffe o sterilizzare gli aumenti, occorre avere il coraggio di aprirsi al mercato, attraverso gare pubbliche e trasparenti, dove operatori Italiani od Esteri possano liberamente concorrere.
In genere, come in questo periodo, si dà la colpa alle privatizzazioni, richiamando a gran voce il ritorno dello Stato e della politica.
Di certo nella gran parte delle privatizzazioni fatte in Italia si sono privatizzati i profitti, mantenendo pubbliche le perdite.
Ed è anche certo che le privatizzazioni non andrebbero mai fatte per mere ragioni di cassa, semmai per migliorare l’efficienza di un settore.
Come tante altre, anche la privatizzazione delle ex società pubbliche di concessionari autostradali non è stata fatta nell’ottica di aprire il mercato alla libera concorrenza.
Si è passati da monopoli pubblici a privati, i quali sono anche più dannosi dei primi.
Estendere l’uso di concessioni a durata limitata e soprattutto, rendere queste soggette al controllo dei contribuenti, sarebbe un primo grande passo per evitare una disgrazia come quella di Genova.