Carissimi concittadini e followers di latusanniae.com, bentornati tra le pagine del nostro sito.
Oggi voglio esprimere un concetto che mi preme particolarmente, e spero conveniate con me sul contenuto di questo articolo.
Riuscire a “reclutare” persone in gamba, oneste ed interessate alla politica locale non è uno dei compiti più facili, anzi, vi posso garantire che trovare forze fresche da inserire sia molto complesso.
Complesso perché nella mentalità (sbagliata) di tanta gente, vige il “se mi faccio i fatti miei campo a 100 anni” (da ignavo), perché sembra che esporsi in politica possa portare scompensi e malumori nei confronti della propria famiglia, perché indubbiamente un po’ di tempo libero verrebbe meno e per mille altre motivazioni, dalle più alle meno credibili.
Poi in realtà, se analizzassimo nello specifico la vita di coloro i quali rifiutano un ingresso in politica (e non parlo solo dell’adesione alla lista che coordino, ma in generale), scopriremmo che il tempo ce l’hanno eccome…il problema è lo spreco dello stesso in attività futili.Per non parlare dei profili Facebook, dai quali vengono quotidianamente pubblicati post riportanti palesemente le proprie simpatie politiche, ma in quel caso non significa esporsi?
Sembra quasi che il monitor funga da scudo, o che la vita on line non equivalga a quella reale.
Tutto sbagliato, ma alla fine dei conti ognuno è libero di comportarsi come meglio crede, non è compito mio giudicare le scelte altrui finché non ledono al prossimo.
Ed è proprio da quest’ultima frase che nasce in me l’esigenza di pubblicare questa riflessione.
Ho sempre voluto coinvolgere donne ed uomini senza distinzione alcuna, valutando soltanto le competenze e la qualità dei singoli soggetti.
Ciò che più mi fa male, è ricevere simili risposte dalle donne:- non mi interessa la politica;- non ne capisco nulla;- voto ciò che mi dice mio marito/il mio compagno;- mio marito/il mio compagno non vuole che io mi dedichi a qualcosa che possa portarmi via del tempo da dedicare invece alla famiglia.
Fidatevi, succede e succede spesso.
E siamo nel 2018 inoltrato.
Ciò rappresenta un’aberrante repressione della donna come individuo, come soggetto pensante ed indipendente, e ne catapulta diritti e mansioni all’inizio del Secolo scorso.
Vanificando lotte di piazza, scontri, cortei, almeno due generazioni di donne le quali hanno combattuto per ottenere diritti inalienabili come il voto, l’aborto ed il divorzio.
Non è ancora finita la battaglia, anzi, è più accesa che mai.
Violenze domestiche e nei luoghi di lavoro, vessazioni psicologiche, disparità di trattamento e retribuzione nell’ambito professionale, trovarsi di fronte al bivio “madre o lavoratrice” a causa di una classe imprenditoriale che vede la gravidanza come una malattia.
Siamo ancora ben lontani dall’equità, e per arrivarci urge cominciare dal basso, dall’educazione che impartiamo ai nostri figli e da come ci poniamo nella primissima forma sociale esistente: la famiglia.
Se la donna saprà ritagliarsi i propri spazi al di fuori del nucleo famigliare, dimostrerà a sé stessa ed all’intera collettività, che diventare madre non significa annullarsi come individuo, che il Matrimonio non rappresenta una gabbia dorata, e che detiene il legittimo diritto a curare i propri interessi senza dover chiedere il “permesso” al proprio partner.
Giustissimo e doveroso discutere qualsiasi cambiamento, novità e decisione in coppia, assolutamente giustissimo e così deve fare una famiglia, ma ciò non deve accadere in un dialogo dove esistano posizioni di superiorità/inferiorità e pesi diversi.
La donna chiede al proprio partner se può aderire ad un’associazione, lista civica, partito, gruppo ecc, ma l’uomo chiede alla donna se può andare a giocare a briscola il Venerdì sera, a calcetto il Mercoledì o al bar la Domenica?
È tutta lì la differenza…
Mi rivolgo agli uomini con fiducia e speranza: non dovete leggere le mie parole come un attacco, perché se per voi un concetto simile rappresenta un possibile “bastone tra le ruote” che possa “aizzare” le vostre compagne, allora il problema in casa siete voi.
Se invece ne capite il senso, saprete di certo che si tratta semplicemente di una difesa strenua nei confronti degli inalienabili diritti personali, a prescindere dal genere sessuale.
Rivolgo questo appello accorato alle donne, auspicando in una loro presa di coscienza.Non lasciate che il vostro fare un passo indietro diventi un’abitudine.
Non permettete che la vostra identità e la vostra personalità venga meno, in favore dei ruoli che la società vi ha stampato addosso.
Coltivate le vostre passioni, senza abbandonare un percorso personale una volta divenute compagne, mogli, madri, tutti aspetti meravigliosi della donna, ma ai quali non dev’essere concesso di castrare la sua essenza.
Voi siete in primis persone, individui, nomi e cognomi e nessuno potrà mai portarvi via questa verità, con annessi e connessi tutti i diritti ed i doveri che ne derivano.
Spero di vedere, in occasione delle prossime elezioni Comunali nel 2021 qui a Latisana, una moltitudine di candidate donne e non soltanto per garantire le proporzioni obbligatorie nelle liste tra uomini e donne, ma perché vi sarete avvicinate ad un mondo che vi appartiene con interesse, partecipazione ed entusiasmo…e non parlo solo di Latus Anniae, sarò felice nel vedervi coinvolte in tutti i partiti e nelle liste civiche della prossima tornata elettorale.