Carissimi followers di latusanniae.com, è come sempre un piacere ritrovarvi all’interno della nostra piattaforma ufficiale, il laboratorio di pensieri, idee, iniziative e storie che sviluppiamo da oramai sei anni.
E di storie ce ne sono tante da raccontare, legate indissolubilmente al nostro territorio ed alle vite dei nostri concittadini, ai quali vogliamo dare spazio nel nostro sito proprio perché le persone sono sempre la prima, grande risorsa di un paese.
Oggi ci concentriamo sul percorso di Daniele Vit, celeberrimo titolare dell’omonimo salone in Via Giovanni XXIII, con il quale il nostro Capogruppo consiliare Gianluca Galasso ha avuto il piacere di trascorrere una soleggiata mattina a chiacchierare tra le vie e le piazze del capoluogo.
G: “Buongiorno Daniele e grazie per la tua voglia di condividere la tua storia con noi!
Da dove parte questo lungo viaggio?”
D: “Ciao Gianluca e grazie a voi per lo spazio che mi dedicate…la mia storia, se mi guardo indietro non mi sembra possibile.
Parte da lontano, precisamente dal 20 gennaio 1959, il giorno in cui sono nato a pochi chilometri da Charleroi in Belgio, sono figlio di migranti.
Ecco il perché del materiale storico che espongo in salone: mio padre era un minatore e mia madre una colf al servizio di una famiglia di Bruxelles molto facoltosa.
I loro sacrifici hanno permesso il ritorno in patria, a San Giorgio al Tagliamento, dove con i risparmi accumulati tramite il duro lavoro, sono riusciti a costruire la nostra prima casa qui in Italia.
Siamo rientrati anche a causa di un grave infortunio occorso a mio padre, il quale è andato in pensione come invalido sul lavoro all’età di 39 anni, in seguito ad un’esplosione nella miniera dove stava lavorando.”
G: “Mi dispiace, sembra una storia così lontana nel tempo, eppure il mondo del lavoro è ancora parecchio approssimativo in tema di sicurezza.
Quanti anni avevi quando sei venuto a vivere in Italia?
D: “Tredici anni, un’età all’epoca ritenuta sufficiente per lasciare gli studi e concentrarsi sul lavoro, e così feci andando ad imparare il mestiere dell’acconciatore presso il salone ‘Corazza’ di San Michele al Tagliamento, un’opportunità concessa dal grado di parentela (cugino, ndr) con il titolare.
Nel frattempo, correva l’anno 1977, cominciai a frequentare l’Accademia per Parrucchieri a Udine, praticandola ogni Lunedì per le lezioni mentre i Giovedì erano dedicati alle gare.
Dopo quattro anni di frequenza diventai Acconciatore, al sesto ed ultimo anno invece ottenni la qualifica di Maestro d’Arte.”
G: “Quindi hai conciliato lavoro e studi professionali, bravissimo!
Nel frattempo hai proseguito con tuo cugino il percorso lavorativo o hai provato altre esperienze?”
D: “Da Corazza ho trascorso due anni, ed altrettanti a Lignano presso un altro salone ma più crescevo professionalmente ed in termini anagrafici, e più sentivo di voler portare la mia idea, la mia visione, il mio modo di lavorare ad essere protagonista e non potevo farlo nelle loro attività.
Ecco perché ho raccolto tutto ciò che avevo, un po’ di coraggio ed una sana dose di follia giovanile, ed ho aperto nel 1982 il mio primo salone, se così posso chiamarlo…erano soltanto 12 metri quadrati in Via Marconi (nella foto).
Ogni volta che passo di lì, riguardo da dove sono partito e ripenso a quanta strada, quanti sacrifici ma anche alle tante soddisfazioni e le persone incontrate lungo il viaggio.”
G: “Cominci quindi la tua attività in solitaria…un bell’impegno a soli 23 anni…”
D: “Vero, ma la passione e la voglia di progredire nel mio mestiere mi hanno sempre spinto oltre.
In quel periodo vinsi il Trofeo Città di Treviso primeggiando su oltre novanta concorrenti, dando quindi a Latisana l’offerta professionale di uno dei primi dieci parrucchieri in Italia.
Ho sempre cercato il miglioramento, ricordo con piacere il periodo in cui ho frequentato l’Accademia femminile qui a Latisana, sita vicino a dove ora c’è la pescheria in Viale Stazione…lì abbiamo ospitato persino il grande Cebado (hair stylist spagnolo riconosciuto a livello internazionale, ndr).
Il mio intento era quello di affinare le tecniche ed i segreti del taglio sulle chiome delle donne.
Per lo stesso motivo, durante la nevicata record del 1985, chiusi per due settimane il salone e mi recai a Modena da Nico Modanelli per seguire uno stage intensivo, così da apprendere l’arte di uno dei migliori in circolazione.
All’epoca le licenze erano divise per genere, chi trattava la donna non poteva proporre tagli per uomo e viceversa, le due fette di mercato erano distinte e non abbinabili nello stesso salone…ma io mi definisco un precursore del progresso, creai un precedente del quale preferisco evitare i dettagli, scontrandomi con la mentalità di un tempo e con una Legge che cambiò di lì a breve, permettendo a tutti di ‘liberalizzare’ l’offerta.”
G: “Sembrano storie di un tempo lontanissimo, invece molti di noi erano già al mondo…”
D: “Esatto, pensa che oggi vediamo una marea di vetrine vuote e locali commerciali sfitti a Latisana e non solo, ma all’epoca era quasi impossibile riuscire ad inserirsi nel contesto commerciale di Piazza Indipendenza.
Io fui fortunato e, ad oggi lo ammetto, anche forse incosciente e decisi di indebitarmi per 90 Milioni di Lire pur di sistemare un locale che non era nemmeno mio, per poi entrarci in affitto!
Soffitti, impianti, muri, vetrate, caldana e pavimentazioni, era tutto da realizzare…ma lo feci, ci misi l’anima ma ci riuscii.
Era il 1988, rilevai la licenza del ‘Salone Morgana’ e la utilizzai in questa struttura completamente rinnovata tramite il mio impegno economico (e non solo), ovvero la palazzina storica in Via Rocca dove molti ricorderanno la presenza della mia attività.”
G: “Un salto non indifferente, anche se mi dicevi che all’epoca forse era meno complicato da un punto di vista economico e burocratico…”
D: “Fermo restando che, come si suol dire, ho sputato pallini per riuscire ad avviare la mia attività, è vero anche il risvolto della medaglia.
Negli Anni 80-90 gli affitti erano abbordabili ed il commercio era valorizzato e sostenuto in quanto fonte primaria del benessere sociale…adesso i titolari dei muri chiedono uno sproposito e piuttosto di abbassare le pretese, lasciano sfitto.
Allo stesso tempo lo Stato grava su di essi in maniera sproporzionata al passato, è un circolo vizioso.”
G: “Come prosegue il tuo percorso? Immagino che tu non ti sia assolutamente fermato lì, conoscendoti…”
D: “Chiaro che no, anzi.
A me piace dire che da quando ho aperto quel salone, sono riuscito ad eliminare la forfora da Latisana!
Dopo la chiusura delle accademie in favore delle Scuole Professionali, mi sono concentrato sulla qualità: prodotti di alto livello, conoscenze tricologiche, client counselling e collaborazioni con aziende di prim’ordine a livello mondiale, come Frescobaldi, Ondina, James Logagnani, i Severgnini di Firenze ed ora siamo entrati in un club esclusivo riservato a pochi saloni al mondo, il Vella Air Studios.”
G: “Qualità, competenze, talento…ma in tutto questo avrai necessitato di una squadra di validi collaboratori, immagino.”
D: “Assolutamente, è di vitale importanza per un’azienda che ogni dipendente possa essere valorizzato e che accresca le sue capacità, per il bene proprio e dell’azienda stessa.
Ho imparato prima il mestiere, ma in seguito ho dovuto anche capire come fare impresa ed è forse più difficile.
Per riuscire nel mio intento, mi sono lasciato ispirare dal libro di un manager statunitense, il quale da un fallimento è riuscito a risollevare una compagnia aerea scandinava, portandola ad eccellere ed attestarsi tra le più qualitativamente valide nel globo.
Il suo è il metodo della piramide rovesciata, tramite il quale ogni dipendente viene posto all’apice aziendale assieme al titolare, così da coinvolgere tutto lo staff nelle decisioni, nello sviluppo del metodo di lavoro, nelle scelte che non devono essere sempre prese dal capo per poi ricadere a pioggia sulle teste dei dipendenti inermi.
Aver adottato questa filosofia di vita, ha portato alcune collaboratrici a lavorare da me per 15, 27, 30 anni.”
G: “C’è da sperare che tu non vada mai in pensione!”
D: “No no calma, anzi…io il mio l’ho dato, sono già in pensione ma continuo a recarmi nel salone che sto lasciando progressivamente a mio figlio.
Si tratta di un personaggio eclettico, come ogni artista, ha anche più talento di me quando avevo la sua stessa età.
Sta portando una nuova visione, come feci io all’epoca, legata alla rievocazione storica del Punk Anni ’80 in Italia, anche tramite servizi fotografici e mostre a Napoli dove ha acquisito buona parte delle sue conoscenze.
Lo sostengo nel suo percorso, l’innovazione è nel DNA della nostra famiglia, e spero possa raggiungere tutti i suoi obbiettivi senza dimenticare da dove siamo partiti, prima io e poi lui anche se con storie e basi diverse.”
G: “Sembra quasi un patto di sangue con Latisana…”
D: “Lo è, almeno per me lo è.
Amo questo luogo e la gente che lo popola, perché è grazie a queste persone se ho potuto concretizzare tutti i miei progetti.
Non dimentico né i vivi né i defunti, vado spesso in Cimitero a salutarne a decine, li conosco tutti e sono grato a tutta la comunità latisanese che ha creduto in me e nel mio sogno, se non fosse per tutti loro, oggi non sarei a questo punto.
Ecco perché punto tanto sulla vitalità del paese, propongo idee come il Progetto Stoccolma per portare qui nuovi turisti tramite l’aeroporto di Ronchi dei Legionari, punto sulla cultura e la storia del nostro territorio per la promozione turistica e vedo anche in Hemingway una potenziale attrazione.
Perché amo Latisana e voglio vederla splendere.”
G: “E questo come ben sai Daniele, è anche il nostro sentimento.
Mi sembra il momento migliore per concludere questa bellissima chiacchierata, anche perché parlando di tuo figlio e di Latisana ti si è rotta un po’ la voce…
Ti ringrazio per aver raccontato questa splendida storia di vita a me ed a tutti coloro i quali la leggeranno!”
D: “Sono io a ringraziare te per lo spazio ed il tempo che mi hai dedicato…lascia stare i caffè, stavolta faccio io, mi sembra il minimo.”