22 Novembre 2024

15 marzo e disturbi alimentari: parola a Valentina

Carissimi lettori di latusanniae.com siamo lieti di ritrovarvi tra le nostre pagine virtuali, a sfogliarle avidamente per trovare (speriamo) spunti interessanti e tematiche socialmente utili.
Il 15 marzo, come ben sapete, è la “Giornata Nazionale dei Disturbi Alimentari”, un argomento delicatissimo e che tocca personalmente moltissime persone.
Una di esse, Valentina Celio, fa parte del nostro gruppo ed ha voluto aprirsi e parlarne pubblicamente, per contribuire alla causa mettendo a disposizione di tutti la propria esperienza personale.
Parola a Valentina:

“Buongiorno a tutti, sono Valentina Celio e faccio parte della lista civica autonoma Latus Anniae da alcuni mesi.
Questo è il mio primo articolo ed ho pensato che dovesse essere tanto intimo quanto utile per il maggior numero di persone possibile, sia per chi soffre di disturbi alimentari, sia per le persone che stanno loro attorno come familiari, amici e colleghi.

Una persona che soffre di un disturbo alimentare non necessariamente è adolescente o femmina, poiché stiamo parlando di problematiche che colpiscono indistintamente a qualsiasi età ed entrambi i generi.
Si può pensare che l’incidenza sia maggiore nelle ragazze giovani, visto che una delle cause più frequenti può essere ricondotta a motivazioni estetiche, soprattutto a causa dell’ascesa dei social attraverso i quali vengono veicolati concetti pericolosi come la diet culture spiegata da sedicenti esperti privi di competenze, o l’esaltazione dell’immagine come scopo di maggior rilevanza nella vita.
Apparire, ad ogni costo.
Questa non-cultura crea eserciti di persone anoressiche e bulimiche, tra chi non mangia per non prendere peso e chi compensa provocandosi il vomito o portando le proprie giornate ad un livello esasperante di iperattività pur di bruciare calorie.
Ma anche in questi soggetti, la fonte del problema è ben più radicato nella mente e nell’animo…il motivo estetico (uno tra tanti, innumerevoli) è solo un fattore scatenante, mentre la causa va cercata ben più in profondità

Parlavamo di chi vive con l’argento vivo addosso per dissipare le calorie, giusto?
Bene, io facevo parte di questa nutrita categoria: pensate che quando mi trovavo al semaforo, se rimanevo in coda con il rosso, tendevo a muovere gambe e glutei il più possibile affinché il mio corpo consumasse calorie.
Lo stesso a casa, saltellando sul posto anche durante una conversazione telefonica o mentre sbrigavo le faccende domestiche.
Mangiavo sempre di meno, volevo nascondermi fino a sparire.
Vedevo il mio corpo mutare, la parte razionale di me leggeva il numero sulla bilancia e si rendeva conto che stesse calando progressivamente, ma la parte compromessa della mia psiche negava il tutto a me stessa ed alle persone a me vicine, alle quali presentavo una serie di rassicurazioni tutto fuorché credibili.

Stavo male senza rendermene conto, non del tutto, o meglio ne ero conscia ma lo negavo e sappiamo tutti che una bugia se ripetuta tantissime volte si trasforma nella verità.
Tra persone che hanno o hanno vissuto situazioni simili ci si riconosce, al punto che noto chi come me in supermercato leggeva compulsivamente le tabelle nutrizionali dei vari prodotti, scegliendo quelli anche con un solo grammo di grassi in meno, anche con solo una misera caloria in meno.
Ero diventata totalmente maniaca del controllo, organizzatissima ed iperattiva, un aereo perennemente pronto al decollo ma senza il carburante necessario
Mangiare spesso viene accostato al concetto di amore, amore per sé stessi e le persone con le quali si condivide il desco.
Per me le festività erano diventate un incubo, mentre invece dovrebbero essere un momento gioviale e di condivisione.
Ecco perché dico che volevo sparire, nascondermi e che per riuscirci pensavo fosse necessario assorbire meno calorie possibile.

Il punto di rottura è arrivato quando, a seguito di una mia reazione rabbiosa spropositata, sono stata travolta da un violento attacco di panico.
Ho capito di avere un problema e, soprattutto, ho sentito forte in me la voglia di tornare a galla e non soffrire più in quel modo.

Perché è il malato a doversi rendere conto di esserlo, ammettendo di avere un problema e cominciando un percorso per uscirne.
Senza la consapevolezza, se il soggetto non è pronto a guarire, non è semplice divincolarsi da questo mostro subdolo.
E soprattutto chi orbita attorno a queste persone deve comprendere la sorgente della loro sofferenza.
Il disturbo alimentare nasce da un problema più profondo, emotivo e psicologico ed ecco perché sostengo che tutti dovrebbero appoggiarsi ad un professionista in grado di sbloccare i giusti sigilli, così da cominciare la risalita.
Non è detto che il ricovero in una struttura adeguata possa funzionare, ma nel mio caso ha sortito i suoi effetti, assieme alla consapevolezza che abbiamo maturato tanto io quanto i miei affetti.
L’aspetto emotivo dà vita al disturbo alimentare, ma può anche risolverlo, nasce e muore tutto lì dentro, in quella piega del cuore dove la luce non arriva.

Chi soffre, infine, è indecifrabile e dall’aspetto che non per forza palesa il problema.
Per disturbo alimentare non si intende solamente l’anoressico che mostra una magrezza esagerata, poiché sono moltissime le persone fisicamente insospettabili le quali compensano in altra maniera all’esubero di cibo ingerito, godono di un metabolismo che camuffa i propri disordini psicologici o semplicemente si alimentano male.

La salute parte dalla mente, dall’anima, dal profondo del nostro io.
Prendersi cura del corpo senza prestare attenzione alla mente equivale a correre con i lacci delle scarpe legati tra di essi…ricordiamolo sempre, l’emotività ed il benessere mentale sono le basi sulle quali poggia la salute del nostro organismo.
Spero di esservi stata utile e soprattutto vi ringrazio per aver letto la mia storia a grandi linee.”

Valentina Celio

Valentina Celio

Ruolo: ASSEMBLEA DI LATUS ANNIAE
Nata a Genova nel 1990, mi sono trasferita a Latisana nel 2014 e qui ho scelto di creare la mia famiglia e far nascere e crescere le mie due figlie.
Sono diplomata al liceo classico ma da sempre mi appassionano il contatto con la natura e il benessere e qui ho trovato modo di studiare e dar vita alla mia professione di operatrice olistica. Ho deciso di entrare a far parte di Latus Anniae perché ho trovato un gruppo di persone che condivide con entusiasmo i miei ideali e il cui obiettivo è quello di valorizzare e mantenere viva una realtà che pur non avendomi dato i natali mi ha accolta e fatta sentire a casa e perciò desidero io stessa dare il mio contributo per sostenerla e farla crescere a favore delle future generazioni.

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