23 Novembre 2024

Uno sguardo criminologico su Latisana

Carissimi lettori di latusanniae.com vi porgo un caro saluto e vi propongo uno spunto di riflessione che coinvolge due tematiche che interessano Latisana e ogni dimensione cittadina: la delinquenza e l’ambiente.
Quale strumento funge da connessione?
La criminologia, la scienza sociale che si occupa del comportamento e della psicologia dell’individuo e dei gruppi sociali all’interno del fenomeno criminoso.

La criminologia della reazione sociale ricerca le modalità tramite cui la società percepisce la devianza e vi reagisce: in particolare parliamo della psicologia urbanistica, della criminologia ambientale, della percezione della criminalità e della paura del crimine.
Sebbene le ricerche siano state intraprese dagli studiosi della scuola di Chicago negli anni Cinquanta attraverso l’analisi delle aree criminali, si può affermare che il ragionamento scaturisce da un esperimento sviluppatosi nel 1969 da Philip Zimbardo.

Due automobili di identiche caratteristiche vengono parcheggiate in due quartieri profondamente diversi, la prima nella periferia newyorkese del Bronx, la seconda nella ricca cittadina californiana di Palo Alto: dopo poco la vettura nel Bronx subisce i primi segni di danneggiamento e a distanza di ore viene completamente smantellata (le parti vengono rotte, sottratte per essere vendute), mentre la seconda macchina non subisce effrazioni; a distanza una settimana si decide di rompere un finestrino della macchina a Palo Alto e da qui inizia presto un percorso di vandalizzazione della stessa.

L’esperimento è oggetto della Teoria della finestre rotte (Wilson, Kelling 1982) in cui gli autori utilizzano la metafora delle finestre infrante per spiegare come il trascurare l’ambiente urbano trasmetta segnali di deterioramento, di disinteresse e di non curanza.
Con il termine incivility si designano i segni di disorganizzazione urbana e sociale.
Sono comportamenti e segnali fisici dove l’elemento comune è il carattere trasgressivo: fenomeni di vandalismo, graffiti (non ovviamente quelli intesi come forma d’arte), danneggiamento di aree urbane, il rilascio di bottiglie vuote o di siringhe.
C’è una stretta connessione tra la crescita dell’incivility e l’aumento dell’insicurezza e dell’allarme sociale, infatti notando un’area deturpata è molto facile concludere che quel luogo è oggetto di condotte inappropriate, insomma il perfetto locus amoenus criminogeno.

Anche Latisana si rende teatro di questi comportamenti: quanti segni di incivility contiamo, quanti sono i “bei graffiti” lungo la camminata sul Tagliamento, quanti i rifiuti che tanto deturpano l’argine e l’ambiente limitrofo?
Lascio a voi la risposta.
Per contrastare l’insorgere di questi fenomeni, almeno in un’ottica deterrente, vorrei richiamare due dei punti prospettati dall’architetto Newman nel 1973 sul concetto di spazio difendibile.
Innanzitutto la territorialità: se pensiamo ad un ambiente deturpato, è facile associarlo alla proprietà di nessuno mentre, cambiando prospettiva, se lo riteniamo di tutti e di conseguenza nostro, ci impegneremo a provvedere alla sua riparazione, a rispettarlo.

In secondo luogo l’imago, l’immagine, l’aspetto; il fattore estetico nella psiche comune non è un elemento affatto secondario, in quanto viene considerato come elemento di responsabilizzazione (se devo educare al rispetto del luogo, è più agevole se il luogo è “bello”).

Come si declina tutto ciò a Latisana?
Osservare ed essere i primi ad agire è la cosa fondamentale, il cambiamento deve partire dallo stesso cittadino che si riappropria del territorio paesaggistico e urbano, impedendo che esso si renda terreno fertile di condotte, se non illegali, quantomeno incivili.

Grazie per il vostro tempo, vi invito a continuare a seguirci e vi auguro un buon proseguimento tra le pagine virtuali di latusanniae.com!