Carissimi concittadini e followers di latusanniae.com, puntuale come ogni anno è tornato alla ribalta il dibattito incalzante, e sinceramente sterile, riguardante la legittimità del festeggiare o meno la festa di Halloween nel nostro Paese, una polemica che offusca quelle che sono le sue vere origini e la motivazione per la quale, fin da tempi immemori, questa festività esiste.
La festa di Halloween appartiene alla cultura Celtica, e deve il suo nome ad “All Hallows Eve”…una sorta di Ognissanti del Nord Europa.
Le radici di questa ricorrenza, trovano presumibilmente il proprio terreno nell’antica festività Celtica “Samhain”, termine che deriva dall’antico Irlandese, il Gaelico e l’Inglese arcaico, e letteralmente significa “fine dell’estate”.
Samhain è anche festeggiata nel “neopaganesimo” e nella “Wicca” tuttora, ed ha fortemente influenzato Halloween con il proprio senso intrinseco, del quale parleremo in seguito.
Secondo alcuni studiosi, tra i quali Nicholas Rogers, esiste una relazione fortissima tra Halloween e la nostra cultura, un filo conduttore che unisce le credenze Anglosassoni con quelle della Roma pre-Cristiana.
Infatti il Primo Novembre, l’Impero Romano rendeva omaggio a “Pomona”, antico nume (divinità) dei frutti e dei semi, mentre il 2 novembre era “Parentalia” la Dea adorata, una sorta di protettrice dei defunti.
Per garantire continuità con il passato, Papa Gregorio IV, istituì nell’anno 840 d.C. il Primo Novembre come festività dedicata a tutti i Santi.
Una volta destituita dal ruolo di festività comandata da parte del Protestantesimo, Halloween continuò ad essere una ricorrenza annuale per tutti i Paesi Anglosassoni.
In sostanza si tratta di una notte dedicata alla rigenerazione, ai cambiamenti di stagione e della natura (quindi anche nostri come entità, individui), ed alle anime dei defunti, specialmente a quelle erranti, dannate o dimoranti in Purgatorio.
Il significato vero, originario di Samhain, riguarda sia il lato materiale che quello spirituale delle genti, coincidendo con l’accumulo delle scorte di cibo, legname e pelli per l’inverno, e la contemplazione interiore.
Per i Celti, morire con onore ed essere ricordati dalla tribù tramite una festa dedicata ad hoc durante la vigilia di Samhain, era motivo di orgoglio e garantiva una sorta di “immortalità”.
Effettivamente, finché la memoria di qualcuno parlerà di noi, non saremo mai definitivamente morti.
Inoltre, nel susseguirsi ciclico del tempo secondo le culture del Nord Europa, la notte di Sahmain non appartiene ad un calendario o ad una dimensione temporale specifica, bensì il flebile confine che divide il mondo dei morti a quello dei vivi si infrange, permettendo a questi ultimi di recarsi nell’Oltretomba e viceversa.
Con il passare del tempo, come logicamente accade, vennero introdotti sia simboli che figure mitologiche, nonché usanze e pratiche precise le quali hanno portato la festa ad essere vissuta come noi la conosciamo oggi.
La simbologia di Halloween è inconfondibile: culto della morte, maschere e costumi demoniaci, colori come il nero, l’arancio ed il viola, ed infine il richiamo alle coltivazioni, tramite la zucca e lo spaventapasseri.
In particolar modo la zucca, diventa protagonista (nel bene e nel male), prendendo spunto da “Jack O’Lantern”, l’anima dannata di un fabbro alcolizzato della mitologia Irlandese, il quale dopo aver più volte gabbato il Diavolo, venne dallo stesso dannato e cacciato dagli Inferi al momento del suo arrivo.
Rifiutato in Paradiso a causa dei suoi peccati commessi durante la vita terrena, e rifiutato dal Diavolo per ripicca, Jack fu costretto a vagare in eterno in cerca di un luogo dove poter giacere in pace, con la sua lanterna al seguito (una candela accesa infilata all’interno di una rapa intagliata).
Gli emigranti Irlandesi, giunti negli Stati Uniti d’America in grandissimo numero durante gli ultimi due Secoli, portarono questa usanza che venne un minimo mutata (dalla rapa si passò alla zucca per maggior disponibilità di questo ortaggio) e trovò subito terreno fertile nel quale svilupparsi.
Streghe, mummie e vampiri sono le figure protagoniste della versione moderna di questa notte, durante la quale è usanza bussare alla porta delle case, e recitare il famoso motto goliardico e bonariamente ricattatorio, “dolcetto o scherzetto” (trick or treat in Inglese).
In realtà questa pratica risale al Medioevo, e si rifà all’usanza del passare di porta in porta chiedendo le elemosina in cambio di una preghiera per i defunti di quella casa.
Ovviamente il “ricatto” era diverso all’epoca, se il mendicante non riceveva monete o cibarie, lanciava maledizioni destinate alle anime dei morti di chi ha rifiutato lo “scambio”.
Anche nel Sud Italia sono state riscontrate simili pratiche, e per quanto possa sembrare lontana da noi, la ricorrenza di Halloween trova grandi riscontri in Sardegna (“is Animeddas”, “is Panixeddas”, “su Prugadoriu”, “su mortu mortu” e “sas Animas” e “su peti cocone”, in base alla zona) dove in particolar modo, i bambini del Nuorese chiamati “sos chi toccana” (letteralmente “quelli che bussano”), chiedono agli abitanti un dono in cambio di una preghiera per i morti tramite la formula “carchi cosa pro sas animas” o “mi ddas fait sas animeddas?”.
In Calabria, a Serra San Bruno, da tempi immemori i giovani del paese intagliano una zucca a forma di teschio (chiamato “coccalu di muortu”) e sfilano per le strade con queste opere in mano, chiedendo a chi incontrano un obolo, dicendo “mi lu pagati lu coccalu?”, come per volere un riconoscimento per il proprio sforzo artistico.
A Massafra in Provincia di Taranto, gli anziani raccontano di come le anime del Purgatorio tornino nella nostra dimensione durante la notte del 31 ottobre, con un dito acceso come fosse una torcia, e che se per caso incontrino un vivo per strada, essi lo uccidano e lo portino con sé.
Oltre alle preghiere giornaliere ed un “coperto” a tavola tutto l’anno (piatto girato, cucchiaio e forchetta), il modo migliore per non indispettire questi spiriti è…restare a casa!
Tanto, da tradizione, se ne torneranno nel Purgatorio ad Epifania conclusa, dopo aver vagato per le strade, fatto visita ai parenti vivi e…celebrato Messa (ebbene sì)!
Senza cambiare Regione, ad Orsara di Puglia (Foggia) si celebra l’antichissima notte del “fucacost” (fuoco fianco a fianco): davanti ad ogni casa vengono appiccati dei falò, bruciando rami di ginestra, i quali servono ad indicare la via alle anime dei defunti che vengono a trovarci.
Successivamente, su questi fuochi, viene cucinata della carne che poi verrà mangiata in famiglia ed offerta ai passanti.
Inoltre nella piazza maggiore, l’indomani, tiene banco ogni anno la gara tradizionale paesana, che vede sfidarsi intagliatori di bellissime zucche chiamate “cocce priatorje” (letteralmente “teste del Purgatorio”).
In Friuli si riscontra il timore di incrociare il passo di un’anima defunta durante questo periodo, ed inoltre in questo popolo fiero e dalle origini antichissime, troviamo delle vere e proprie similitudini con Halloween.
I bambini, infatti, venivano agghindati da mostri e mandati in giro per le case a bussare chiedendo noci, dolci o piccoli doni, in cambio di una benedizione agli abitanti dell’abitazione (vi ricorda qualcosa?), affinché le loro anime potessero giungere in Paradiso.
Inoltre, sempre in Friuli, da Secoli le zucche vengono intagliate a forma di teschio, e la credenza popolare tramandata di generazione in generazione, suggerisce ai vivi di temere la notte di Halloween, poiché è durante essa che gli spiriti dei morti escono dalle tombe per irretire i bambini e spaventare gli adulti, mentre agli animali sembrerebbe concesso l’uso della parola fino all’alba.
Ancora convinti che Halloween non sia una festività legata indissolubilmente all’Italia?
Purtroppo però, questo periodo festivo è ormai travisato e scevro del suo significato originario, il quale vede nella parsimonia in vista della stagione invernale e nel rendere omaggio ai defunti, i suoi reali valori fondanti.
Valori distanti dai connotati festaioli attualmente attribuiti ad Halloween, diventato un motivo valido soltanto per riempire le discoteche e ricreare una sorta di “Carnevale di fine Autunno”.
Certo è vero che Jack O’Lantern era un ubriacone…forse almeno l’alcol è giustificato!
Il problema vero non è introdurre nel nostro vivere una festività che praticamente appartiene già alla nostra cultura…lo è invece l’essere incapaci di abbracciare le novità proposte dall’evolvere dei tempi, integrandole con la tradizione che si tramandava da generazioni nella nostra zona.
Mi sarebbe piaciuto vedere una bella festa per i bimbi nelle piazze del nostro Comune, nel capoluogo e nelle frazioni, durante le quali spiegare origini e finalità di questa ricorrenza a grandi e piccini.
Festeggiare i vivi è lecito, contemplare i defunti è d’obbligo.